Biblioteca:Apollodoro, Biblioteca, Epitome, 3

1[modifica]

Ma poi Alessandro rapì Elena; fu questo il volere di Zeus - si dice: in tal modo sua figlia sarebbe divenuta celebre, per aver fatto scoppiare la guerra fra Europa e Asia. Altri invece sostengono che Zeus volesse così dare gloria alla razza dei Semidèi.

2[modifica]

Comunque sia, Eris lanciò una mela come premio alla più bella, e invitò alla sfida Era, Atena e Afrodite; e Zeus ordinò a Ermes di portarla ad Alessandro, sul monte Ida, perché fosse lui il giudice. Tutte promisero ad Alessandro dei doni. Era gli offrì, se avesse dato a lei la vittoria, la sovranità su tutti gli uomini; Atena gli offrì la vittoria in guerra; e Afrodite gli offrì l'amore di Elena. La prescelta fu Afrodite; Fereclo gli costruì delle navi e Alessandro partì per Sparta.

3[modifica]

Per nove giorni il giovane restò ospite di Menelao, ma al decimo il re dovette partire per Creta, per prendere parte ai funerali di suo nonno Catreo: e Alessandro convinse Elena a fuggire con lui. Elena abbandonò la figlioletta Ermione, che aveva nove anni, prese con sé tutto l'oro che poteva, e di notte fuggì insieme ad Alessandro.

4[modifica]

Ma Era gli scatenò addosso una tremenda tempesta, che li costrinse a riparare a Sidone. Così Alessandro, temendo di essere inseguito, si trattenne parecchio tempo in Fenicia e a Cipro. Quando poi pensò che il pericolo fosse finito, andò a Troia insieme a Elena.

5[modifica]

Ma c'è chi sostiene che Ermes, per ordine di Zeus, rapì Elena e la portò in Egitto, dandola in custodia a Proteo, re degli Egizi: Alessandro sarebbe andato a Troia insieme a un simulacro di Elena, fatto di nuvole.

6[modifica]

Quando Menelao si accorse del rapimento, andò a Micene da suo fratello Agamennone, e gli chiese di raccogliere da tutta l'Ellade un esercito per marciare contro Troia. Agamennone mandò dei messaggeri presso tutti i re dell'Ellade, rammentando loro gli antichi giuramenti, e li esortò a lottare ognuno per l'incolumità della propria sposa, perché quell'affronto aveva colpito l'Ellade intera. Erano in molti ad aver desiderio di guerra, e si presentarono anche a Itaca, da Odisseo.

7[modifica]

Ma Odisseo non aveva nessuna intenzione di partecipare alla guerra, e si finse pazzo. Palamede, figlio di Nauplio, capì che li stava ingannando e decise di smascherarlo. Mentre Odisseo fingeva un attacco di follia, gli andò dietro: poi all'improvviso strappò il suo figlioletto Telemaco dalle braccia di Penelope, ed estrasse la spada come per volerlo uccidere. Allora Odisseo si tradì, confessò la sua finzione, e partecipò alla guerra.

8[modifica]

In seguito Odisseo prese un prigioniero frigio, e lo costrinse a scrivere una falsa lettera, come se fosse inviata da Priamo a Palamede, con degli accordi di tradimento; poi, dopo aver nascosto dell'oro nella tenda di Palamede, lasciò cadere quella lettera in mezzo all'accampamento. Agamennone la lesse, trovò l'oro, e consegnò Palamede agli alleati perché venisse lapidato come traditore.

9[modifica]

Menelao, insieme ad Odisseo e a Taltibio, si recò a Cipro, dal re Cinira, per convincerlo a partecipare alla spedizione. Cinira offrì in dono delle corazze da portare ad Agamennone, e giurò che avrebbe inviato cinquanta navi; ma poi ne mandò una sola, capitanata dal figlio di Migdalione: le altre erano navicelle di terracotta, da gettare in mare.

10[modifica]

Le figlie di Anio, a sua volta figlio di Apollo - Elaide, Spermo ed Eno -, erano le cosiddette "produttrici di vino": a loro Dioniso aveva dato il potere di produrre dalla terra olio, grano e vino.

11[modifica]

L'esercito si radunò in Aulide. Ecco di seguito l'elenco dei guerrieri che parteciparono alla guerra contro Troia. Dieci comandanti beoti, con quaranta navi; quattro comandanti di Orcomeno, con trenta navi; quattro comandanti Focesi, con quaranta navi; i Locresi erano capitanati da Aiace, figlio di Oileo, con quaranta navi; gli Eubeesi erano capitanati da Elefenore, figlio di Calcodonte e Alcione, con quaranta navi; gli Ateniesi erano capitanati da Menesteo, con cinquanta navi; i Salaminii erano capitanati da Aiace, figlio di Telamone, con venti navi;

12[modifica]

al comando degli Argivi, Diomede, figlio di Tideo, e il suo seguito, con ottanta navi; al comando dei Micenei, Agamennone, figlio di Atreo ed Erope, con cento navi; al comando dei Lacedemoni, Menelao, figlio di Atreo ed Erope, con sessanta navi; al comando dei Pilii, Nestore, figlio di Neleo e Clori, con quaranta navi; al comando degli Arcadi, Agapenore, con sette navi; al comando degli Elei, Anfimaco e il suo seguito, con quaranta navi; al comando dei Dulichii, Mege, figlio di Fileo, con quaranta navi; a capo dei Cefalleni, Odisseo, figlio di Laerte e Anticlea, con venti navi; a capo degli Etoli, Toante, figlio di Andremone e Gorge, con quaranta navi;

13[modifica]

a capo dei Cretesi, Idomeneo, figlio di Deucalione, con quaranta navi; a capo dei Rodiesi, Tlepolemo, figlio di Eracle e Astioche, con nove navi; a capo dei Simei, Nireo, figlio di Caropo, con tre navi; a capo dell'armata di Coo, Fidippo e Antifo, figli di Tessalo, con trenta navi;

14[modifica]

a capo dei Mirmidoni, Achille, figlio di Peleo e Teti, con cinquanta navi; da Pilache, Protesilao, figlio di Ificlo, con quaranta navi; da Fere, Eumelo, figlio di Admeto, con undici navi; a capo degli Olizoni, Filottete, figlio di Peante, con sette navi; a capo degli Eniani, Guneo, figlio di Ocito, con ventidue navi; a capo dei Triccei, Podalirio, con trenta navi; a capo degli Ormeni, Euripilo, con quaranta navi; a capo dei Girtoni, Polipete, figlio di Piritoo, con trenta navi; a capo dei Magnesii, Protoo, figlio di Tentredone, con quaranta navi. La cifra totale delle navi era milletredici; quella dei comandanti quarantatre; quella dei capi di stato maggiore trenta.

15[modifica]

Mentre l'esercito stazionava in Aulide, durante un sacrificio ad Apollo un serpente uscì fuori dall'altare e si diresse verso un platano lì vicino, dove c'era un nido con otto piccoli passeri e la loro madre: il serpente li divorò e fu trasformato in pietra. Calcante disse che quello era un segno della volontà di Zeus: sarebbero passati nove anni, e solo al decimo gli Elleni avrebbero preso Troia. Intanto si preparavano ormai a partire.

16[modifica]

Agamennone era comandante in capo dell'intero esercito, mentre Achille era ammiraglio della flotta - l'eroe aveva allora quindici anni.

17[modifica]

Gli Elleni però non conoscevano la rotta per Troia; così, sbarcarono in Misia e la saccheggiarono, credendolo il territorio di Troia. Re dei Misii era Telefo, figlio di Eracle; vedendo la sua terra messa a ferro e fuoco, armò il suo popolo, ricacciò gli Elleni alle navi e molti ne uccise, fra cui anche Tersandro, figlio di Polinice, che aveva opposto resistenza. Sopraggiunse Achille, Telefo fuggì e venne inseguito: ma durante la sua ritirata restò impigliato in un tralcio di vite e subì una ferita di lancia alla coscia.

18[modifica]

Gli Elleni lasciarono la Misia, ma appena preso il mare furono investiti da una tremenda tempesta: la flotta si divise e ogni comandante tornò alla propria patria. C'è chi calcola in vent'anni la durata della guerra di Troia: questo perché, dopo il rapimento di Elena, ci vollero due anni per il completo allestimento dell'armata ellenica, e poi, dopo il ritiro dalla Misia, passarono altri otto anni prima che gli Elleni rientrassero in Argo e si riunissero di nuovo in Aulide.

19[modifica]

Quando dunque, dopo otto anni, si furono di nuovo organizzati in Argo, si ripresentò il grave problema della rotta da prendere, perché non c'era nessun capitano in grado di conoscere la navigazione per Troia. Frattanto Telefo, che non riusciva a guarire dalla sua ferita, aveva ricevuto un responso da Apollo, secondo il quale avrebbe potuto guarire solo se l'avesse curato l'uomo che l'aveva ferito.

20[modifica]

Allora Telefo si vestì di cenci, andò ad Argo e chiese aiuto ad Achille, promettendo in cambio di indicargli la rotta per Troia. Achille lo curò applicandogli sulla ferita un po' di ruggine grattata via alla sua lancia. Telefo guarì e gli insegnò la rotta giusta, e l'esattezza della sua indicazione venne confermata dall'arte mantica di Calcante.

21[modifica]

Così, lasciarono Argo e si riunirono di nuovo in Aulide. Ma la flotta non poteva partire, perché i forti venti contrari impedivano la navigazione. Allora Calcante vaticinò che non c' era nessuna possibilità di salpare, se Agamennone non avesse offerto in sacrificio ad Artemide la più bella delle sue figlie: Artemide, infatti, era infuriata contro di lui, perché un giorno, tirando a un cervo, aveva detto: «Neanche Artemide ci sarebbe riuscita!»; la Dea, poi, era irritata anche contro Atreo, che non le aveva sacrificato l'agnello d'oro.

22[modifica]

Sentito il vaticinio, Agamennone mandò Odisseo e Taltibio da Clitennestra, con l'ambasciata di consegnare a loro Ifigenia, perché venisse data in sposa ad Achille come riconoscimento al suo valore. Clitennestra consegnò la fanciulla, Agamennone la pose sull'altare e stava già per sgozzarla, quando Artemide la rapì, la portò in Tauride e le diede l'ufficio di sacerdotessa del suo culto. Al posto di Ifigenia, Artemide pose sull'altare un cervo; e c' è chi dice che rese immortale la fanciulla.

23[modifica]

Salpati dunque da Aulide, arrivarono a Tenedo. Re di Tenedo era Tenete, figlio di Cicno e Procleia - alcuni però dicono che era figlio di Apollo. Tenete era stato bandito da suo padre, e aveva colonizzato Tenedo.

24[modifica]

Dalla sposa Procleia, figlia di Laomedonte, Cicno aveva avuto il figlio Tenete e la figlia Emitea; poi aveva sposato Filonome, figlia di Tragaso: ma la donna si era innamorata di Tenete e, non riuscendo a sedurlo, l'aveva calunniato presso il padre Cicno, dicendo che aveva cercato di corromperla - e aveva anche un testimone, il flautista Eumolpo.

25[modifica]

Cicno le credette, chiuse Tenete e sua sorella in una cassa e la gettò in mare. La cassa arrivò all'isola di Leucofri, Tenete scese a terra e colonizzò l'isola, che dal suo nome si chiamò Tenedo. Quando, tempo dopo, Cicno seppe la verità, lapidò il flautista, e seppellì viva sua moglie.

26[modifica]

Quando Tenete vide le navi elleniche avvicinarsi alla sua isola, cercò di allontanarle colpendole dall'alto con dei massi; ma Achille lo colpì al petto con la sua spada e lo uccise, incurante del monito di Teti, che gli aveva predetto di non uccidere Tenete, perché altrimenti lui stesso sarebbe stato ucciso da Apollo.

27[modifica]

Mentre celebravano un sacrificio ad Apollo, dall'altare uscì un serpente e morse Filottete. La ferita era incurabile e il suo fetore ammorbante: l'esercito non riusciva più a sopportare quell'odore, e allora Odisseo, per ordine di Agamennone, abbandonò Filottete a Lemno, lasciandogli solo l'arco di Eracle. E là, in quell'isola deserta, riuscì a sopravvivere cacciando gli uccelli con le sue frecce.

28[modifica]

Ripartiti da Tenedo, fecero vela verso Troia. Odisseo e Menelao furono inviati a pretendere la restituzione di Elena e delle ricchezze che la donna aveva portato con sé. I Troiani, riuniti in assemblea, decisero non solo di non restituire Elena, ma anche di uccidere gli inviati elleni.

29[modifica]

Essi però furono salvati da Antenore; ma gli Elleni, indignati per la tracotanza di quei Barbari, presero le armi e navigarono contro di loro. Teti aveva ordinato ad Achille di non sbarcare per primo dalla nave, perché il primo che fosse sceso a terra sarebbe stato ucciso per primo. Quando i Barbari si accorsero che una flotta nemica si stava avvicinando, corsero verso il mare in armi, e cercarono di impedire lo sbarco lanciando pietre contro le navi.

30[modifica]

Il primo a sbarcare dalle navi elleniche fu Protesilao: dopo aver ucciso parecchi barbari, fu a sua volta ucciso da Ettore. La sua sposa Laodamia lo amò anche dopo la morte: fece una statua di Protesilao e la tenne sempre vicino. Ma gli Dèi ne ebbero pietà, ed Ermes riportò Protesilao dall'Ade. Quando Laodamia lo vide, pensò che il suo sposo fosse tornato da Troia, e ne fu felice: ma quando Protesilao dovette tornare nell'Ade, Laodamia si uccise.

31[modifica]

Dopo la morte di Protesilao, Achille sbarcò insieme ai suoi Mirmidoni, e uccise Cicno tirandogli una pietra in testa. Quando i Barbari videro che era morto, fuggirono verso la città; gli Elleni, saltati giù dalle navi, riempirono la pianura di cadaveri. Poi cinsero d'assedio Troia, e tirarono in secca le navi.

32[modifica]

Mentre i Barbari esitavano a passare al contrattacco, Achille tese un agguato a Troilo nel tempio di Apollo Timbreo e lo uccise; poi di notte fece un'incursione nella città e prese prigioniero Licaone. Insieme ad alcuni dei migliori, Achille saccheggiò il territorio, e s'inoltrò sul monte Ida per catturare il bestiame di Enea. Enea fuggì, Achille uccise i mandriani e Mestore, figlio di Priamo, e portò via il bestiame.

33[modifica]

Poi conquistò Lesbo e Focea, Colofone, Smirne, Clazomene e Cuma; poi anche Egialo e Tino, le cosiddette Cento Città; poi Adramittio e Side, Endio, Lineo e Colone. Prese anche Tebe Ipoplacia, Lirnesso e Antandro, e molte altre città.

34[modifica]

Quando erano ormai trascorsi nove anni, molti alleati vennero a unirsi ai Troiani: ecco il loro elenco. Dalle città vicine vennero Enea, figlio di Anchise, e con lui Archeloco e Acamante, figli di Antenore e Teano, a capo dei Dardani; dalla Tracia venne Acamante, figlio di Eussoro; dai Ciconi venne Eufemo, figlio di Trezeno; dai Peoni venne Pirecme;

35[modifica]

dai Paflagoni venne Pilemene, figlio di Bilsate; da Zelea venne Pandaro, figlio di Licaone; da Adrastea vennero Adrasto e Anfio, figli di Merope; da Arisbe venne Asio, figlio di Irtaco; da Larissa venne Ippotoo, figlio di Pelasgo; dalla Misia, Cromio ed Ennomo, figli di Arsinoo; dagli Alizoni, Odio ed Epistrofo, figli di Mecisteo; dalla Frigia, Forci e Ascanio, figli di Aretaone; dalla Meonia, Mestle e Antifo, figli di Talemene; dalla Caria, Naste e Anfimaco, figli di Nomione; dalla Licia, Sarpedonte, figlio di Zeus, e Glauco, figlio di Ippoloco.