Demoni Meridiani

Le origini di questi demoni, che appaiono all'uomo nel cuore delle ore meridiane, sono da ricercare in alcune credenze diffuse in Asia anteriore nel periodo precristiano. Già nel testo originale ebraico da cui è tratta la Septuaginta, e precisamente nel salmo 90, 6 (o 91, 6), è citato un pericoloso essere demoniaco che minaccia gli uomini a mezzogiorno e i traduttori, influenzati dalle credenze nei demoni tipiche dell'epoca, lo chiamarono 'daemonium meridianum'.
Nella prima metà del III secolo, Origene paragona il demone meridiano al concetto di 'acedia' (= accidia, noia), che nella vita claustrale è annoverata fra gli otto peccati capitali. Ecco come Evagrius Ponticus (III sec.), originario dell'Asia Minore, descrive i tormenti cui è sottoposto il monaco in preda all'accidia (personificata nel demone meridiano): "Il sole sembra immobile al monaco in preda all'accidia e la giornata gli appare interminabile. Il dèmone lo induce ad abbandonare la sua cella e a fissare lo sguardo sul sole per verificarne l'immobilità. L'odio per il posto in cui vive, per la propria vita e per il lavoro scaturito dalle proprie mani si impadronisce di lui ed egli crede che i suoi compagni non lo amino più e che non ci sia nessuno disposto ad aiutarlo e a confortarlo [...] e il dèmone usa infine ogni mezzo per indurre il monaco alla fuga".
Nella Gallia della tarda antichità «la credenza nella natura inquietante dell'ora meridiana [era] profondamente radicata nel popolo» e Gregorio di Tours racconta di una contadina che, mentre tornava dai campi, ebbe un attacco di debolezza, cadde a terra e non poté più parlare. Alcuni vicini accorsi in aiuto affermavano che il malore della donna fosse stato provocato da un attacco del demone meridiano.
Con un' evoluzione progressiva questo dèmone, caratterizzato inizialmente in maniera vaga, diventa una figura spettrale antropomorfa, dai contorni ben definiti e conosciuta in tutti gli strati sociali, dai chierici alla nobiltà ai contadini. Esso appare sempre a mezzogiorno e mostra i suoi effetti malefici ispirando alle persone tedio della vita e concupiscienza, ma anche paura e terrore spinti fino alla follia.
Nelle credenze popolari questa figura demoniaca si collega ai Demoni del Grano, e in particolare alla Donna del grano (o 'Vecchia della segale').

Mitologia Classica[modifica]

Roger Callois così collega i demoni meridiani alla cultura classica: “Coloro che si addormentano a mezzogiorno rischiano di subire, nel corso di incubi di un genere del tutto particolare, l’aggressione di esseri demoniaci, aggressione che comporta turbe fisiche e mentali ben definite. Queste turbe sono attribuite a Pan e alle Ninfe o ai loro sostituti. Se attribuite a Pan, si ha a che fare con un complesso di sensazioni e rappresentazioni che costituiscono l’incubo propriamente detto, nel senso antico del termine. Se attribuite alle Ninfe e, in epoca ellenistica, a creature che all’origine avevano già per conto loro rapporti stretti con l’ora di mezzogiorno, e che ora assumono caratteristiche simili a quelle delle Ninfe (ossia le Sirene), sembra che ci si trovi piuttosto di fronte a un altro fenomeno onirico (ονειρογμός, somnium Veneris) già definito dagli antichi e dotato di proprie ripercussioni mitologiche. I due temi sono d’altronde pressocchè paralleli, entrambi fortemente tinti di erotismo. Sono in sostanza i corrispondenti antichi delle credenze, quasi universalmente attestate, negli incubi e succubi.

INTERPRETAZIONE[modifica]

È chiaro che si fa riferimento ai sintomi di quella forma di depressione psichica che insorge nelle ore del mezzogiorno, a causa della monotonia e della calura meridiana, e che sembra colpisse in particolare gli anacoreti e gli eremiti dei paesi del Mediterraneo orientale. Gli autori cristiani attribuiscono al dèmone del mezzogiorno anche la spossatezza fisica, il mal di testa, gli accessi febbrili, i turbamenti e l'obnubilamento delle facoltà intellettive che colpiscono nelle ore meridiane più calde.
Franz Werfel ha descritto dettagliatamente i presupposti psichici che sono alla base della credenza nel demone meridiano: «Gli antichi credevano che nelle ore soleggiate del mezzogiorno qualcosa potesse scaturire dalla natura sottoposta a tensione, qualcosa di informe e visibile, di terribile e splendido, capace di uccidere il viandante che ne veniva assalito, in un certo qual modo la visione del tutto compressa in istante».

BIBLIOGRAFIA[modifica]

Fonti moderne[modifica]