Demone

La parola greca daimon deriva da un radicale daio che significa dividere o distribuire, oppure dalla radice das, insegnare, ricollegabile al sanscrito dasmant, saggio.

Mitologia Greca[modifica]

Inizialmente, in Grecia, la parola è equivalente a theos ed identifica una potenza divina personificata, scissa da qualsiasi qualifica di tipo morale, e quindi non necessariamente cattiva nè buona, analogamente ai significati più antichi di Deva e Asura. Successivamente i due concetti iniziano a divergere. Dapprima il daimon diviene una sorta di essere intermediario tra gli dei e gli uomini, esecutore della volontà divina, o protettore degli uomini (il daimon di Socrate). Successivamente, la caratterizzazione morale del Demone inizia a caricarsi di tutte le azioni moralmente poco giustificabili, che inizialmente erano attribuite indifferentemente anche agli dei. È soprattutto Fiatone a causare questo ribaltamento nel concetto di daimon. Senocrate, dal canto suo, identifica i Demoni con gli spiriti dei morti, ed è quindi evidente che per lui possono avere una collocazione morale variabile, a seconda del comportamento tenuto in vita.

Mitologia Ebraica[modifica]

Nell'Ebraismo i Demoni acquisiscono la caratterizzazione prevalentemente malvagia, che conserveranno ed accentueranno nel Cristianesimo. Il Talmud babilonese ci dice che i Demoni sono molto più numerosi degli uomini e li attorniano, mille a sinistra ed una miriade a destra di ciascun essere umano. Normalmente sono invisibili ma, se si sparge della cenere stagionata attorno al letto, al mattino si vedranno le loro tracce, simili a quelle delle zampe di un gallo. Se poi li si vuoi vedere, basta mettersi sugli occhi la polvere di una placenta bruciata di gatta nera, nata da gatto nero primogenito, nato da una gatta primogenita.